Ritiro di Avvento

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APOSTOLATO DELLA PREGHIERA

RITIRO D’AVVENTO

domenica 27 novembre 2005

  

“LA BOCCA DI GESù

LA COMUNITÀ PARROCCHIALE DEL SACRO CUORE

ATTRAVERSO IL LINGUAGGIO DI GESÙ CONOSCE IL CUORE DEL PADRE

E FA REVISIONE DI VITA

 

PROGRAMMA

ore   8.45    Accoglienza (Sala incontri)

ore   9.00    Lodi mattutine (Sala incontri)

ore   9.30    Santa Messa (Chiesa)

ore 10.30    Caffè (Sala)

ore 10.45    Spunti di riflessione (Sala incontri)

ore 11.30    Meditazione personale (Sale parrocchiali)

ore 12.15    Adorazione eucaristica (Chiesa)

ore 13.00    Ora sesta - Benedizione eucaristica (Chiesa)

ore 13.15    Pranzo - Caffè (Sala)

ore 14.00    Santo rosario (Locali parrocchiali)

ore 14.45    Verifica comunitaria (Sala incontri)

ore 15.45    Celebrazione solenne dei Vespri (Chiesa)

ore 16.30    Conclusione

 

La Sua bocca

Gesù ha sfruttato al massimo tutto il suo corpo: occhi, mani, piedi, cervello, bocca. Sì, anche la bocca: l'ha sfruttata per mangiare, per parlare, per pregare. Vediamo.

Una bocca per mangiare

Gesù mangiava giusto: cioè mai troppo e mai da solo.

Non è lecito, infatti, che solo qualche bocca abbia da mangiare mentre le altre soffrano la fame.

E così Gesù spartiva pani e pesci (Gv 6,1-13).

Gesù mangiava per dovere, per non morire di fame; ma qualche volta mangiava anche per piacere.

Questo è molto bello: dimostra che Gesù non voleva fare l'angelo, ma l'uomo in carne ed ossa, l'uomo simpatico che ci sta a far festa (Gv 2,1-12), che ama andare a cena dagli amici (Gv 12,2).

Dunque, godere nel mangiare le buone pietanze, gustare la buona cucina, non è male; anzi!

Lo diceva con molta convinzione proprio un maestro ebraico, Nachman di Bratzlov:

«La persona che non sente il sapore del cibo nella sua bocca, può sapere che Dio è scontento di lui».

 

Una bocca per parlare

La bocca di Gesù gli serviva per parlare.

Soprattutto per parlare. A questo proposito Gesù è stato davvero straordinario!

Parlava da «charmeur» (con fascino), come ammetteva lo stesso Ernest Renan, scrittore francese non troppo benevolo con Gesù.

Coloro che ascoltavano Gesù erano entusiasti, tanto che dicevano: «Mai uno ha parlato come quest'uomo!» (Gv 7,46).

Metteva così sete a sentirlo, che talora si radunavano «Migliaia di persone a tal punto che si calpestavano a vicenda» (Lc 12,1).

Come spiegare tanto fascino?

La risposta è facilissima. Gesù «parlava» e non «chiacchierava».

«Parlare» è riempire il silenzio di idee, di pensieri; «chiacchierare» è riempire il silenzio di puri suoni: «Bla, bla, bla...».

Ebbene, Gesù ha sempre e solo parlato, mai chiacchierato: aveva tale allergia alle parole inutili che, addirittura, sosteneva che vengono dal diavolo stesso (Mt 5,37).

(Detto tra parentesi: perché non se lo ricordano i politici, i sindacalisti ed anche i predicatori in chiesa e gli insegnanti in cattedra? Chi più sa, più accorcia!).

Gesù diceva il massimo di verità col minimo di parole.

Tutto il Vangelo nell'originale greco è composto di sole 64.327 parole.

Gesù parlava denso perché le sue parole nascevano da un silenzio profondo.

Le parole vere, infatti, le parole che dopo 2000 anni lasciano ancora il segno, sono come l'acqua pura che nasce o dall'alto della montagna o dal profondo del pozzo, comunque sempre dal silenzio.

 

Parlava schietto

Quando diceva «pace» pensava a «pace», non a «guerra».

Gesù non scherzava con le parole, perché le parole sono ben più potenti delle armi: le armi possono vincerti, le parole convincerti!

La scrittrice francese Simone de Beauvoir diceva che «le parole possono uccidere più che le camere a gas».

Ecco perché Gesù non si è mai servito della parola per graffiare o «etichettare» qualcuno.

Anzi, metteva ben in guardia dall'offendere la reputazione di qualcuno: «Chi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna» (Mt 5,22).

 

Parlava credibile

Non si fermava alle parole, ma le firmava con la vita.

Diceva: «Siate poveri» e lui era povero (Lc 9,58); diceva: «Amatevi» e lui amò fino alla fine (Gv 13,1); diceva: «Non peccate» e lui era senza peccato (Gv 8,46).

Gesù non amava le recite: preferiva praticare quello che gli psicologi chiamano il «metodo della credibilità», cioè il metodo dell'essere ciò che si vuole trasmettere.

Tale metodo rivela l'intelligenza di chi lo pratica.

Difatti, se la parola è suono, l'esempio è tuono!

 

Parlava concreto

Le parole di Gesù sanno di vigna che fruttifica, di seme che cresce, di abiti rappezzati, di otri di vino, di donne che cercano ciò che hanno smarrito, di pastori, di acqua fresca, di pane, di pesci...

Da vero perfetto conoscitore dell'uomo, Gesù, non conosce i gargarismi di parole, le fumoserie, le parole impregnate di incenso che volano sopra le teste degli uditori e, dopo pochi minuti, trasformano l'aula o la chiesa in tranquilli dormitori.

 

Parlava incandescente

Lo confessano i due discepoli che discorrono con lui sulla strada di Emmaus: «Non ci ardeva forse il nostro cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?» (Lc 24,32).

Vi sono persone che quando parlano sembrano abbracciare chi li ascolta.

Le parole di Gesù erano un abbraccio, una carezza psicologica: «Va' in pace» (Lc 7,50); «Alzati!» (Mt 9,6); «Coraggio, figliola» (Mt 9,22).

 

Parlava da generoso

L'uomo ha bisogno di parole. Così bisogno, che talora telefoniamo all'amico perché: «Volevo solo sentirti!»; così bisogno, che alcuni parlano da soli!

Quand'anche avessimo fatto sparire la fame dal mondo, avremmo, sì, realizzato molto, e, tuttavia, ancora troppo poco.

L'uomo non è solo un essere da sfamare, da vestire, da alloggiare, da curare e da assicurare: l'uomo è anche una creatura da illuminare, da consigliare, da confortare, da incoraggiare, da elevare.

L'uomo è un essere che ha bisogno di parole.

Gesù lo sapeva molto bene.

Per questo ha regalato parole perfette a tutti. Da generoso.

 

Una bocca per pregare

Gesù, finalmente, si serviva della bocca per pregare. «Ti ringrazio o Padre, che mi hai esaudito» (Gv 11,41).

«Ti lodo o Padre, perché hai nascosto queste cose ai saggi mentre le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11,25).

«Sì, Padre» (Mt 11,26).

«Padre non come voglio io, ma come vuoi tu» (Mt 26,39).

Preghiere brevi, schiette, concise, fresche.

Preghiere perfette perché libere da ogni interesse e da ogni pensiero che non sia quello della lode e della riconoscenza.

Preghiere filiali: «Padre nostro...» (Mt 6,9-13).

Anche nella preghiera Gesù era uno specialista.

Sapeva come pregare, l'abbiamo appena detto; dove pregare; quando pregare.

Dove: «Lasciate le folle, salì sul monte a pregare» (Mt 14,23); «si ritirava in luoghi solitari a pregare» (Lc 5,16).

Quando: nei momenti importanti, nei momenti supremi.

Prima dei miracoli (Mc 6,41); prima della scelta degli apostoli (Lc 6,12); nell'ora della tentazione (Lc 22,44); nell'ora della morte (Lc 23,46).

È impossibile che tanto feeling di Gesù con la preghiera non abbia da dirci qualcosa.

Sì, i messaggi sono chiari e forti: l'uomo per innalzarsi ha bisogno di inginocchiarsi; la preghiera è la nostra ala di riserva; la preghiera non è un gargarismo di parole o un guasto della vecchiaia: la preghiera è energia.

La preghiera è Valore.

 

Il decalogo delle parole secondo lo stile di Gesù

  1. Prima di parlare controlla che il cervello sia inserito.

  2. Non parlare di te: lascia che siano gli altri a scoprirlo.

  3. Regala parole buone: la scienza sta ancora cercando una medicina più efficace delle parole buone.

  4. Non dire tutto ciò che pensi, ma pensa a tutto ciò che dici.

  5. Adopera ragioni forti con parole dolci.

  6. Quando parli, pensa all'insalata: è buona se ha più olio che aceto.

  7. Non basta parlare: bisogna comunicare. Chi parla difficile non comunica.

  8. Ascolta! Ascoltare è la forma più raffinata di parlare.

  9. Quando senti altrui mancamenti, serra la lingua tra i denti.

  10. Parla per ultimo: sarai ricordato per primo.

 

 Scegli il tuo SMS

  • Il motivo per cui il cane ha molti amici è perché muove la coda, invece che la lingua.

  • Pregare è caricare l'orologio al mattino, per non trovarlo fermo al pomeriggio.

  • Le parolacce sono come le cacche di coniglio in un bel cesto di fragole.

  • Chi non prega è come chi va sulla sedia a dondolo: si muove, ma non va da nessuna parte.

  • Le parole che scottano raffreddano le amicizie.

  • Pregare è mettere i problemi sotto le ginocchia per risolverli.

  • Ricordo la legge delle dieci «p»: prima penso poi parlo perché parola poco pensata porta pena.

  • Se non prego, il mio destino può essere quello del Titanic.

  • La lingua può impiccare un uomo più velocemente di una corda.

  • Signore, portami in braccio anche se mi ostino a graffiarti.

  • Signore, fa' che le mie parole siano tenere e dolci, perché può darsi che domani debba rimangiarmele.

  • Pregare è bussare al cuore di Dio.

  • Le parole buone sono come ritagli di cielo.

  • Pregare è calmarsi.

  • Chi dice «Uffa!» cresce nella muffa.

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