Scheda 5

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COSTRUIRE

 

Approfondiamo insieme

- Le due città - Fedeltà quotidiana.

 

Progetti intorno al Progetto

- Avete mai provato a presentare un progetto per qualche ristrutturazione edilizia? Quanti parametri da rispettare, quante leggi da tenere presenti: la custodia dell’ambiente, l’aspetto esteriore, il verde pubblico, la legge antisismica, ecc... C'è da scoraggiarsi prima di cominciare!

Facendo un piccolo gioco di memoria, proviamo a ritornare indietro nel tempo e a pensare se, ad un dato punto della nostra vita, negli anni "decisivi", noi avevamo un progetto in mente.

 

Quali "materiali" volevamo adoperare per dargli forma? (Scegli o integra)

La realizzazione delle proprie aspirazioni

La felicità di chi ci era accanto

Il bene comune

La volontà di Dio sulla nostra vita

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Il futuro nel seme

Si è parlato di "leggi antisismiche" ... Ma certi terremoti che ti piombano addosso non c'è nessun centro studi che li possa prevedere! Dal progetto iniziale, più o meno modificato a seconda degli adattamenti che le circostanze della vita ci hanno imposto come adeguamenti necessari, ci sono stati dei fenomeni che quasi ci hanno obbligato ad un "trasloco" o, comunque, ad un forte ridimensionamento degli spazi nei quali ci eravamo "rintanati". Questo ci ha costretto, talvolta anche dolorosamente, a rivedere quanto speravamo, ma non è detto che questo sia sempre stato un fattore negativo. Forse il cambiamento ci è stato utile per interpretare meglio dentro di noi quello che eravamo veramente, ci ha costretto in qualche modo a mettere in luce le nostre potenzialità nascoste, doti che nemmeno credevamo di possedere e che, unite alla grazia di Dio, ci hanno permesso di affrontare il mutamento. Erano giacenti in noi, nel nostro DNA genetico e neppure lo sapevamo! Come il seme appunto che ha già in sé il frutto che sarà domani, ma che è solo 'spaccandosi' nel terreno che può far nascere una pianta.

 

Quali sono state le nostre risorse che si sono rivelate nei "terremoti"? (Scegli o integra)

la rinuncia

la forza di combattere e la capacità di imparare

l’amore

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Ci siamo spesi per costruire un mondo migliore non solo per noi, ma per tutte le nuove generazioni. Non sempre ci siamo riusciti, qualche palazzo è crollato, qualche "ponte" è andato in rovina! Si sono costruiti muri che hanno diviso le città, e purtroppo ancora sussistono in Israele e forse anche in altre parti del mondo anche se non in maniera effettiva ma solo "morale". Abbattere i muri di divisione che allontanano l’uomo dal sogno che Dio ha su questa umanità, è una grande sfida che ci vede coinvolti lungo tutto l’arco di una vita. A noi che dobbiamo essere cittadini di due città: quella terrena e quella celeste, devono stare a cuore ambedue.

 

Diceva La Pira da sindaco di Firenze: "Le città hanno una vita propria. Hanno, per così dire, una loro anima e un loro destino: non sono cumuli occasionali di pietra. Sono misteriose abitazioni di uomini e più ancora, in un certo modo, misteriose abitazioni di Dio... Non per nulla il porto finale della navigazione storica degli uomini mostra, sulla riva dell’eternità, le strutture quadrate e le mura preziose di una città beata: della Città di Dio. Ecco il problema fondamentale dei nostri giorni, il quale ha anche una precisa impostazione giuridica: hanno gli Stati il diritto di distruggere le città? Di uccidere queste unità viventi con le quali si costituisce l'intiero tessuto della società umana, della civiltà umana? La risposta è a nostro avviso negativa. Le generazioni presenti non hanno il diritto di distruggere un patrimonio a loro consegnato in vista delle generazioni future (12 aprile 1954).

 

Qual è stato il nostro contributo alla salvaguardia della nostra città? (Scegli o integra)

la cura degli spazi comuni

l’insegnamento del rispetto delle cose di tutti

La presenza nei vari quartieri per iniziative

la denuncia di soprusi e violazioni ambientali e artistici

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“I regni passano ... le città restano”, diceva a Ginevra Giorgio La Pira nel 1954 e noi, dall’alto della nostra esperienza, possiamo dire che è vero! Ne abbiamo viste di cose passare: re, uomini di potere, partiti. Cose che sembravano intramontabili sono finite; anche gli ordini religiosi sono soggetti al tempo e all’evolversi della storia. Ognuno di noi però è come un candelabro posto su un'altura che per quanto è in suo potere può fare luce. Si può essere uno stoppino fumigante o un grande faro, non ha molta importanza, basta continuare ad essere accesi, alimentare con il nostro olio la lampada. La fedeltà nella costruzione quotidiana della nostra vita è la cosa che vale di più! Alleati con Nostro Signore ad essere costruttori di pace prima di tutto con noi stessi, con chi ci vive vicino, con tutto il mondo. Siamo esseri planetari, fin dall’inizio inseriti nella Comunione dei Santi e per questa ragione per noi nessun gesto, per quanto nascosto e umile, è privo di significato. Inseriti in questa Chiesa e in questa Associazione impegniamoci, quindi, con coraggio nella nostra famiglia, nel nostro condominio, nel nostro quartiere ad essere questi costruttori di pace e di speranza.

 

Quali sono gli ambienti o le situazioni nei quali possiamo essere "messaggeri" di speranza? (Scegli o integra)

In casa

Negli ospedali

In parrocchia

Nelle scuole

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“Noi credenti siamo oggi chiamati a costruire una città nuova attorno alla fontana antica. La fontana antica è Lui, il Signore Gesù, il Principe della pace. La città nuova dobbiamo essere noi, pietre viventi di questa costruzione, investiti come non mai della missione planetaria di annunciare la pace al nostro mondo frantumato, e farlo diventare cosmo, cioè bellezza” (G. La Pira).

 

"Come chiesa vorremmo sempre meglio servire coloro che sono chiamati a servire il popolo. Non presentando in alternativa al loro, un progetto "altro" ma indicando costantemente l’"oltre di qualsiasi progetto umano" (G. La Pira).

 

Il muratore posava il mattone sul letto di cemento, con gesto preciso della sua cazzuola vi gettava una copertura, e senza chiedergli il parere posava su un nuovo mattone. A vista d'occhio le fondamenta salivano, la casa poteva elevarsi alta e solida per ospitare uomini. Ho pensato, Signore, a quel povero mattone integrato nella notte alla base del grande edificio. Nessuno lo vede ma lui fa il suo lavoro e gli altri hanno bisogno di lui.

Signore, non conta che io sia in cima alla casa o nelle fondamenta, purché io sia fedele, al mio posto, nella Tua Costruzione (M. Quoist).

 

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