Scheda 4

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PERSEVERARE

Approfondiamo insieme

Pazienza dei tempi lunghi - Consapevolezza della battaglia - Fiducia nello Spirito - Conservare la meta finale.

 

Abbiamo imparato ad aspettare: il figlio che ritorni, l’amico che telefoni, una tenerezza dal coniuge, un pensiero al compleanno... L’attesa ci ha plasmati ma non infiacchiti. Dentro di noi c'è sempre la speranza. Questo ha limato certi lati del nostro carattere; l’impulsività giovanile ha ceduto il posto alla pazienza dei tempi lunghi. Il percorso non è stato indolore, ma adesso siamo in grado di assumere un atteggiamento meno esigente riguardo ai tempi del risultato.

Durante l'arco della nostra vita ci sono stati segnali che non si aspettavano più dopo tanta attesa? Quali? (Scegli o integra)

La maternità o paternità

Una prospettiva di lavoro

Una riconciliazione

La realizzazione di un sogno

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Molte volte nella Sacra Scrittura abbiamo incontrato battaglie. Da Giacobbe allo Jaboch che combatte con l’angelo e ne porterà la slogatura al femore per tutta la vita, alla lotta meno cruenta che anche Gesù stesso subisce nel deserto e nel Getsemani... così anche noi dobbiamo essere consapevoli che il 'divisore", il principe di questo mondo, ci tenta per tutta la vita. Dobbiamo attrezzarci con la corazza della fede per sopportare e superare tutte le avversità che si possono presentare.

 

Quante volte abbiamo detto: "la vita è una lotta?" Che cosa ci è costato di più superare, sia a livello personale che con gli altri? (Scegli o integra)

l’egoismo

l’arroganza

l’indifferenza

la dimenticanza

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"Non siamo soli": con queste parola Papa Benedetto XVI° ha aperto la sua omelia di inizio pontificato. Si riferiva alla Comunione dei Santi, alla preghiera di tutta la Chiesa, al sostegno dello Spirito Santo. Anche noi non potremmo perseverare lungo tutta una vita se fossimo da soli. Anche a Mosè dovevano sorreggere le braccia finché fosse vinta la battaglia.

 

È proprio nello scoprire le nostre lacune, nel ripercorrere a ritroso gli eventi della vita che scopriamo quanto noi siamo stati limitati e che qualcosa o qualcuno ci ha sostenuto lungo tutto il cammino: come a Mosè ci ha retto le braccia "alzate".

 

Lungo i giorni abbiamo sviluppato una specie di sesto senso come di vigilanza che, simile ad un campanello di allarme, ci ha destato da un possibile abbandono della strada maestra, da una sfiducia che ci poteva condurre ad una disperazione, ad una vita senza senso.

 

Quali sono stati i "pilastri" ai quali siamo stati attaccati? (Scegli o integra)

L’interesse personale e l’onestà

La fedeltà agli impegni

La giustizia e la preghiera

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Le aspettative che avevamo all’inizio della nostra vita forse non sono state tutte realizzate e certamente, se lo sono state, non con la modalità che noi credevamo possibile. Ma c'è stata sicuramente come una bussola che ci aiutava a orientarsi sull’essenziale, sul nostro "nord", sulla stella polare: "fare il bene". Abbiamo imparato anche a nostre spese che prevaricare sugli altri, essere arrampicatori sociali, non paga a lungo e comunque il prezzo da pagare è alto. Si vive secondo il bene che si cerca e anche se abbiamo fatto delle piccole deviazioni di percorso, la nostra meta è rimasta quella: cercare di assomigliare a quel Cristo che ci ha rincorso e amato durante tutta la vita.

 

Quali sono state le conversioni che ci hanno permesso di ritornare a Cristo? (Scegli o integra)

Il dolore di una morte

I bisogni della gente

Le sofferenze di chi si ama

Gli occhi dei bimbi

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La perseveranza può rasentare la cocciutaggine agli occhi dei più. Ricordiamo ancora l’esempio di papa Giovanni Paolo II° che al termine della vita, consumato dalla malattia, sembrava non ascoltare i suggerimenti a lasciare il pontificato quasi per una specie di testardaggine... e invece era la prova finale della sua kenosi, del suo donarsi totale a tutti.

 

Conservare quindi a tutti i costi quello che è il senso primario detta nostra vita non è un trattenere per sé, ma è un dono che si vuol trasmettere agli altri. Come un fiore che abbiamo conservato intatto per donarlo a chi è Signore della nostra vita e della nostra morte.

 

"Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione" (2Timoteo 4, 6-8).

 

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