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Servo di Dio Matteo Ripa
“Matteo Ripa è conosciuto come il fondatore del Collegio dei
Cinesi, che in seguito diventerà il famoso Istituto Orientale di Napoli. Noi lo
vogliamo far conoscere come servo Di Dio. Morì in concetto di santità e il suo
corpo dopo otto giorni dal decesso era ancora intatto senza nessun segno di
corruzione e le mani erano così flessibili, come se fosse spirato da pochi
minuti. La sua malattia fu un calvario ed anche se non riusciva più ad assumere
cibo ed acqua comunque voleva ogni mattina ricevere la Santa Comunione. Quando
morì alzò le braccia al cielo e poi piegandole sul petto a forma di croce spirò.
Il primo processo informativo per valutare le sue virtù si aprì a Napoli il
1872. Di seguito riportiamo un articolo di Antonio Borrelli sulla vita del
nostro concittadino. Il santino pubblicato è una vera rarità che abbiamo
ricevuto (solo come copia) da suor Maria Pia Astone del Monastero delle
Benedettine di Eboli, che si trova proprio al fianco della casa dove nacque
Matteo Ripa; la sorella su consiglio dello stesso Servo di Dio prese gli abiti
delle Benedettine”..
Matteo
Ripa nacque ad Eboli il 29 marzo 1682, quando la ridente cittadina di oggi, era
effettivamente in quei tempi, un povero borgo rurale, che non aveva ancora
scoperta la possibilità di un’attività turistica sui lidi marini del suo
territorio, oggi in piena espansione.
I suoi genitori erano comunque di buone condizioni economiche, il padre
Gianfilippo dei baroni di Planchetella era un medico, forse l’unico del paese.
Verso i quindici anni si trasferì a Napoli, la capitale del Regno e centro
culturale di tutto il Meridione, per completare i suoi studi; dopo qualche
sbandamento giovanile si affidò alla guida spirituale del famoso padre Antonio
de Torres, esimio membro della Congregazione dei Pii Operai, iscrivendosi come
chierico alla Congregazione sacerdotale di S. Maria della Purità, fondata e
diretta dallo stesso Antonio Torres.
Venne ordinato sacerdote a Salerno il 28 maggio 1705, padre Torres lo mandò a
Roma per formare insieme al sac. Gennaro Amodei, il primo nucleo del Collegio di
Propaganda Fide, voluto da Clemente XI per la formazione dei missionari; rimase
a Roma per oltre due anni, legandosi in sincera amicizia col Pio Operaio Tommaso
Falcoia, che divenne suo direttore spirituale.
In quel tempo la Chiesa missionaria viveva un periodo assai critico, con la
dirompente questione dei riti cinesi, che vide in netta contrapposizione i
gesuiti, che difendevano i riti tradizionali cinesi applicati alla liturgia
cattolica e i missionari di Propaganda Fide che seguendo la Costituzione
apostolica di papa Clemente XI del 1717, li condannavano.
Per calmare la situazione fu mandato in Cina mons. C. Mailard de Tournon, come
Legato Apostolico, lo stesso Tournon fu creato poi cardinale dal papa e padre
Ripa insieme ad altri quattro missionari fu incaricato di portargli la berretta
cardinalizia in Cina.
Si imbarcò a Londra il 6 aprile 1708 e dopo un lungo e sofferto viaggio con
tappe avventurose in Malacca, Manila, Capo di Buona Speranza, Bellassor, sbarcò
a Macao il 2 gennaio 1710; qui ebbero la sorpresa di trovare il Legato
pontificio prigioniero dei portoghesi, dopo aver subito l’allontanamento da
Pechino da parte dell’imperatore Kangshi, a causa delle discordanze sulla
questione dei riti.
Morto il neo cardinale di crepacuore, Matteo Ripa riuscì a farsi accettare a
corte, per il suo talento d’artista, come incisore e pittore, i suoi paesaggi
piacevano particolarmente.
Prese il nome cinese di Ma Kuo-hsien, inserendosi nel loro mondo, adottando il
modo di vestire e apprendendone la lingua. Oltre che incisore e pittore, fu un
discreto meccanico artistico, fornendo alla corte imperiale dei perfetti
orologi. Nel 1719 aprì una scuola per catecumeni e collaboratori cristiani
cinesi.
Suo malgrado fu coinvolto nella diatriba e controversia dei riti cinesi e toccò
a lui pronunziare per conto del vescovo di Pechino, la sentenza a favore di
Propaganda Fide, per questo fu in polemica con il gesuita Kiliano Stumpf, il
quale lo attaccò con uno scritto stampato anonimo a Pechino nel 1718.
La sua partecipazione attiva in questa controversia gli meritò la nomina di
protonotario apostolico con il beneficio della badia di S. Lorenzo in Arena (Mileto).
Ma dopo la morte dell’imperatore, avvenuta il 20 dicembre 1722, fu costretto a
tornare in Europa; imbarcatosi a Canton il 24 gennaio 1724, insieme a quattro
giovani allievi cinesi e con il maestro Gioacchino Wang, ricevé nel porto di
Londra speciali onori dal Re Giorgio I, proseguendo poi per Napoli, dove giunse
il 20 novembre 1724.
Qui acquistò un edificio sulla collina della Sanità, con annessa chiesa per il
suo Seminario “in servizio delle Missioni degli Infedeli” prosieguo
dell’Istituto già iniziato qualche anno prima in Cina. Per otto anni tenne
aperto in prova l’Istituto, poi con l’approvazione del papa (1725) e
successivamente dell’Autorità civile, lo inaugurò solennemente il 25 luglio 1732
con il titolo di “Congregazione Missionaria della S. Famiglia di Gesù” detta
pure “Collegio dei Cinesi”, con dimora definitiva a Napoli nella Villa Pirozzi,
acquistata dagli Olivetani sull’altura della Sanità.
L’Istituzione comprendeva tre sezioni di iscritti: alunni cinesi e indiani,
sacerdoti e chierici congregati, sacerdoti e chierici convittori; a quest’ultima
sezione si iscrisse nel 1729 il grande s. Alfonso Maria de’ Liguori, il quale
però incoraggiato dal prima citato Pio Operaio Tommaso Falcoia, se ne allontanò
scegliendo altre forme di apostolato nel reame di Napoli.
Questo non piacque a Matteo Ripa, il quale staccò ogni legame con l’antico
direttore spirituale, con il quale era stato sempre in contatto epistolare anche
dalla Cina. Il “Collegio per i cinesi” fu il primo Istituto Orientale d’Europa,
beneficiando degli aiuti compiacenti di vari pontefici e con l’allargamento ad
accogliere altri giovani orientali oltre che cinesi.
L’Opera fiorì egregiamente fino alla morte del fondatore Matteo Ripa, avvenuta
il 29 marzo 1746 a Napoli; prima delle leggi di soppressione degli Enti e Ordini
religiosi del 1866, i giovani cinesi preparati all’opera di evangelizzazione nel
loro grande Paese d’origine, furono 106; fra essi vi sono anche dei martiri,
come Simone Carlo Ciu, morto nel 1820; Filippo Liu morto nel 1785; Francesco
Tien anche lui barbaramente trucidato; inoltre fra i suoi alunni vi furono
numerosi futuri arcivescovi e vescovi.
Il Governo Italiano il 12 dicembre 1869 dichiarava il Collegio ente morale,
cambiandone il nome in “Collegio Asiatico” di Napoli, togliendogli il suo vero
scopo e sperperandone il patrimonio. I padri della Congregazione della S.
Famiglia, lottarono per decenni per riaverne il possesso e riportarlo
all’originaria destinazione del suo pio fondatore; gli atti giudiziari si
susseguirono, finché pur avendo avuto ragione dal tribunale, il Governo con
apposita legge del 27 settembre 1888 trasformava il Collegio in Regio Istituto
Orientale.
L’Opera fu tanto apprezzata anche fuori dall’Italia; prima di conoscere l’Italia
la Cina conosceva Napoli. Ancora oggi esiste a Napoli il prestigioso Istituto
Universitario Orientale, unico in Italia, che è la continuazione della
tradizione culturale e linguistica orientale, a livello universitario, del
glorioso Istituto fondato alla Sanità nel XVIII secolo, anche se per evidenti
motivi di numero d’iscritti, i suoi ampi locali sono ormai situati in altri
posti della città partenopea.
L’antico Collegio fu trasformato in un ospedale per cronici; Eboli, la città
natale di Matteo Ripa, gli ha intitolata una biblioteca e una delle principali
strade; Napoli nel 1912 gli eresse un monumento nei pressi dell’antico ‘Collegio
dei cinesi’. Il primo processo informativo fu celebrato a Napoli nel 1872-76.
(Antonio Borrelli)
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